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Dipendenza social network

Immagine del redattore: fahbrofahbro


un cellulare che scrolla all'infinito
doom social scrolling

Ci affanniamo. Corriamo.

Non ci fermiamo. Sempre a rincorrere qualcosa, qualcuno. Questa è la corsa degli insoddisfatti. Gli eterni infelici. Proiettiamo all'esterno ciò che non riusciamo a trovare nel nostro intimo. Ci affanniamo nella ricerca della felicità, nell'effimero attimo di soddisfazione. Ma la felicità non è per sua natura eterna.



È dipendente da qualche fattore esterno su cui abbiamo scarso o nessun controllo. Siamo drogati degli attimi di felicità, di like sui social network, di scrolling incontrollato, dell'ultimo capo alla moda oppure dell'ultimo artefatto tecnologico. Tutte azioni che stimolano la produzione di Dopamina.


Cosi, un'azione dopo l'altra, diventiamo dipendenti, senza rendercene conto, senza troppa consapevolezza. Scambiamo questa dipendenza per felicità e come i tossici non possiamo farne a meno. Ma questi attimi durano poco ed il problema della sofferenza arriva quando la dopamina finisce. Nei momenti di HYPE stiamo bene, ci sentiamo al settimo cielo. Nei momenti di down ci sentiamo persi, vuoti, deboli, siamo fragili.


Ecco quindi che non dobbiamo ricercare la felicità, ma la serenità. Un imperturbabile status di consapevolezza che prescinde dalle azioni fuori dal nostro controllo. È una consapevolezza presente che non si lascia scalfire dall'inevitabile ROLLERCOASTER emotivo della vita. Rimaniamo fermi e stabili.


Nella Vita c'è il vento, la pioggia, le tempeste e il sole. C'è il buio, c'è la Morte.

Spesso dimentichiamo lo scorrere del tempo e le priorità. Ci soffermiamo in vanità e futilità per poi tornare all'essenziale solo quando la vita ci ferisce. Con un lutto, con una debolezza emotiva, con una perdita, con una depressione.


Ecco che la fermezza della SERENITÀ può venirci incontro e aiutarci. Perchè non siamo più in balia degli eventi esterni, ma siamo al timone del dispiegarsi della VITA. Questo non significa APATIA verso ogni situazione che viviamo, nemmeno significa farsi prendere dalla mania del controllo. No, la consapevolezza viene con l'illuminazione, che arriva dalla verità, che si palesa solo con la via di MEZZO.


Questa è la chiave del Buddhismo. La via di mezzo.

Cambiamo quello che possiamo cambiare, accettiamo quello che non possiamo cambiare. Lasciamo fluire, interveniamo sulla nostra quotidianità.


Possiamo evolverci, fiorire, solo se lo vogliamo. La consapevolezza è un atto volitivo ed evolutivo. Un movimento verso il balance. Tra il bianco e il nero, tra il buio e la luce, tra lo spirito e la materia, tra il corpo e la mente, tra il secolare e lo spirituale. Noi siamo moltitudine, e accettare tutte le sfaccettature ci aiuta a trovare noi stessi. È...un viaggio, un percorso, un divenire.


f.

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