Il cuore in questa pandemia tutti ce lo stiamo mettendo.
In maniera diversa, in modi diversi, in luoghi diversi.
Ognuno cerca di fare del suo meglio.
Tutti mossi da un comune senso di responsabilità.
La responsabilità di chi ha in mano il futuro di questa società.
E in una società cosi largamente globalizzata,
questa responsabilità non conosce confini, nazioni o popolazioni.
C'è chi lotta strenuamente tra le corsie degli ospedali, chi prova a fare il proprio dovere rimanendo chiuso in casa.
Altri devono continuare andare a lavorare, perchè svolgono attività essenziali e devono anche sopportare il maggiore stress di maggiori volumi di clienti o lavoro extra dovuto alla pandemia.
Penso ai commessi o gli addetti ai reparti dei supermercati,
costretti a rimpinguare anche più volte al giorno gli scaffali fagocitati dalla paranoide compulsività di acquisto di clienti inconsapevoli.
Siamo partiti dal cuore, dal sacrificio di questa sconvolgente situazione,
ma non possiamo non citare un altro aspetto oscuro di questo virus, le fosse comuni, ed in particolar modo di Hart Island.
Siamo negli Stati Uniti, oggi, non nel buio e cupo Medioevo.
Nel cuore degli USA, a New York, nel Bronx.
Quest'isola, al centro dell'arcipelago delle Pelham, durante la storia della nazione ha avuto diverse funzioni pubbliche.
È stato campo d'addestramento per truppe di colore verso la metà del 1800,
poi luogo di prigionia durante la Guerra di secessione americana, ed ancora riformatorio, sanatorio per malati di tubercolosi.
Ma da ben 150 anni l'isola è conosciuta come luogo di sepoltura comune di senza nome, senza tetto e persone che non possono permettersi un funerale.
Potter's field così gli inglesi chiamano le fosse comuni, indicando campi inutili per la coltivazione o altro "fruttuoso" utilizzo.
Un termine quasi dispregiativo, denigrante.
Come denigrati dimenticati erano e sono gli oltre 1 milione di corpi seppelliti in quest'isola in oltre 150 anni come cimitero comune.
Fino a prima della pandemia, i prigionieri di Rikers, un penitenziario sito su un'altra isola dell'East River, avevano l'ingrato compito di seppellire i corpi di questi "invisibili".
Ma oggi, nel 2020, per una questione di salute pubblica non si può più utilizzare i detenuti.
Nonostante ciò, l'isola è tornata tristemente alla ribalta per le immagini di queste fosse comuni su ogni notiziario e tg, sottolineando lo straziante stillicidio causato dal Sars-Cov2. Tante bare in fila, seppellite come in una macabra catena di montaggio, spersonalizzata da qualsiasi sentimento di rigore e rispetto verso la morte.
Senza parenti a piangere i defunti, persone ed anime svuotate della loro dignità.
Sembra di rivedere l'ormai famoso film Contagion, ma queste non sono scene dell'orrore, non sono scene di Hollywood.
Sono immagini toccanti, vere, di questa scioccante realtà che stiamo affrontando. E che, ahinoi, dovremmo fronteggiare ancora a lungo.
Purtroppo dal cuore, heart in inglese, ad Hart è un attimo.
Due sconvolgenti facce della stessa medaglia.
La faccia dell'infame Covid-19.
Il rispetto prima di tutto, #restiamoacasa.
RESTIAMO UNITI.
F.
Appreciatee your blog post
Le scene più brutte di questa pandemia sono pe fosse comuni, le auto militari che portavano deceduti di Brescia, i contagiati indiani sugli alberi in autoisolamento, senza cibo ne acqua, senza assistenza, e i morti accatastati nell'ospedale americano.
Che tristezza enorme, che dolore.